Pellegrini di Speranza
In occasione dell’Anno Santo, indetto dalla Chiesa come tempo straordinario di grazia, riconciliazione e conversione, ottanta pellegrini delle comunità pastorali di Arcisate, Brenno Useria e Induno Olona si sono messi in cammino verso Roma nei giorni 13, 14, 15 e 16 maggio. Guidati da don Claudio, don Vittorio e Padre Samuel, abbiamo vissuto un pellegrinaggio che ha voluto essere molto più di un semplice viaggio: un’esperienza spirituale intensa, radicata nella fede, vissuta nella fraternità, alimentata dalla preghiera e illuminata dalla speranza cristiana.
Il motto dell’Anno Giubilare – Pellegrini di Speranza – non è rimasto solo uno slogan, ma ha preso vita nei volti, nei passi, nei canti e nei silenzi condivisi lungo questo percorso, che ci ha portati nel cuore della cristianità, a toccare con mano le radici della nostra fede e a riscoprirne il senso profondo. Andare a Roma in un anno giubilare significa lasciarsi rinnovare interiormente, percorrere un tratto di strada insieme e riscoprirsi popolo in cammino, bisognoso di misericordia e portatore di speranza.
La grazia del Giubileo nelle quattro basiliche
Uno dei momenti centrali del pellegrinaggio è stato il passaggio attraverso la Porta Santa della Basilica di San Pietro, il gesto simbolico che caratterizza ogni Anno Santo e che ci ha aiutati a riconoscere il bisogno di aprire anche la porta del nostro cuore. Il cammino penitenziale, preparato con momenti di silenzio e riflessione, ci ha guidati fisicamente e spiritualmente verso la tomba dell’apostolo Pietro, dove abbiamo rinnovato la nostra professione di fede. Ci siamo affidati nuovamente a Cristo, testimoniando la nostra appartenenza alla Chiesa e desiderosi di rinascere interiormente.
Nel corso dei quattro giorni abbiamo celebrato l’Eucaristia e sostato in preghiera nelle quattro Basiliche Papali: San Pietro in Vaticano, San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le Mura e Santa Maria Maggiore. Questi luoghi, così diversi tra loro eppure uniti dalla fede millenaria che custodiscono, ci hanno accolto come figli che tornano alla casa del Padre. Ogni basilica è stata occasione di contemplazione, meraviglia, riconciliazione.
Incontro con la storia viva della fede
Il nostro pellegrinaggio non si è fermato ai grandi monumenti. Abbiamo visitato anche luoghi meno noti ma ricchi di significato. La Chiesa delle Tre Fontane, luogo del martirio di San Paolo, ci ha immersi in un’atmosfera di silenzio e memoria. Le Catacombe di Domitilla, tra i più antichi cimiteri cristiani, ci hanno riportato alle origini della fede, quando essere cristiani significava spesso rischiare la vita, ma anche vivere con radicalità il Vangelo.
Un momento particolarmente toccante è stata la visita al Seminario Romano Maggiore, dove siamo stati accolti da un giovane seminarista che ci ha guidati nella scoperta della suggestiva cappella decorata con le opere contemporanee del Centro Aletti. In quei volti di Cristo, nei mosaici luminosi, abbiamo intravisto il volto stesso della speranza, che si incarna ancora oggi nei giovani che rispondono alla chiamata del Signore.
La tomba di Papa Francesco e la forza del suo esempio
Tra i momenti più intensi ed emozionanti del nostro cammino, c’è stata la visita alla tomba di Papa Francesco. Ci siamo raccolti in silenzio, in preghiera, per rendere grazie al Signore per il dono del suo ministero e per l’esempio di vita semplice e radicalmente evangelica che ci ha lasciato. Il suo amore per i poveri, la sua tenerezza verso i piccoli, la sua fedeltà al Vangelo sono stati per noi un forte richiamo alla coerenza cristiana e alla responsabilità personale.
Un popolo in cammino nel cuore della Chiesa
Il nostro pellegrinaggio si è svolto nei giorni in cui a Roma si preparava alla Messa d’inizio pontificato di Papa Leone XIV. Nonostante le folle imponenti, abbiamo vissuto giornate serene, profonde e ben organizzate. In mezzo a pellegrini provenienti da ogni parte del mondo, abbiamo sperimentato concretamente la cattolicità della Chiesa: popoli, lingue, storie diverse unite dalla stessa fede nel Risorto.
Il clima fraterno, la guida sapiente dei nostri sacerdoti, la condivisione di ogni momento – dalla preghiera alla fatica del camminare, dai pasti alle celebrazioni, e persino qualche disavventura o caduta – hanno trasformato questo viaggio in un autentico esercizio di comunione ecclesiale." co esercizio di comunione ecclesiale.
Tornare diversi, tornare rinnovati
Rientrati nelle nostre case, ci siamo accorti che non siamo tornati come eravamo partiti. Il pellegrinaggio ha lasciato un segno profondo nei nostri cuori: ci ha fatto riscoprire la bellezza della fede, la forza della preghiera, l’importanza di camminare insieme. Siamo partiti come un gruppo, siamo tornati come una comunità più consapevole, più unita, più viva.
Essere Pellegrini di Speranza oggi significa portare nel mondo ciò che abbiamo ricevuto: parole buone, gesti di misericordia, testimonianze di fede semplice ma autentica. Il nostro pellegrinaggio non finisce con il ritorno a casa: continua ogni giorno, nei luoghi della nostra vita, nelle relazioni quotidiane, nei piccoli sì al Vangelo.
Un grazie di cuore a tutti coloro che hanno reso possibile questa esperienza: ai nostri sacerdoti per la loro guida spirituale, ai compagni di viaggio per l’amicizia, e al Signore per averci accompagnato passo dopo passo.
Ora, con occhi nuovi e cuore ardente, possiamo continuare il nostro cammino, certi che “la speranza non delude” (Rm 5,5).