Comunione, partecipazione, missione

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Per ridare vita alle nostre liturgie


Queste tre parole costituiscono l’oggetto del Sinodo voluto da papa Francesco. E sono anche le caratteristiche che identificano ogni assemblea liturgica, ne dicono il contenuto e, dopo la riforma del Vaticano II, ne esprimono anche più chiaramente la forma esteriore. 
Infatti, l’assemblea liturgica si costituisce con il convenire in uno stesso luogo per FARE COMUNIONE nel nome del Signore e non per altre ragioni.

Pertanto, nel cammino sinodale, che ci terrà impegnati nei prossimi anni, sarà determinante qualificare tutte le nostre assemblee liturgiche come autentiche manifestazioni di comunione nella stessa fede. Si tratta di dare una chiara testimonianza di fede anche a quanti fossero presenti “per caso”. La diminuzione del numero dei sacerdoti non dovrebbe condurre semplicemente alla preoccupazione di coprire dei posti e di assicurare comunque un rito. Ci siamo resi conto che la norma del precetto domenicale e festivo non è più sentito come prima? A malapena è ancora determinante negli ultrasessantenni, sebbene la pandemia abbia portato molti anziani a preferire la messa teletrasmessa. E, forse, non solo per paura del virus. Perché tanti fedeli sembrano non sentire alcuna nostalgia della Messa domenicale? Non potrebbe essere perché quell’assemblea non è mai stata un’autentica esperienza della presenza del Risorto che riunisce i suoi discepoli in fraterna e gioiosa comunione di preghiera?

E qui interviene la seconda parola che caratterizza il Sinodo PARTECIPAZIONE. Non potrebbe essere successo che la partecipazione liturgica sia stata ridotta a un semplice e formale dire insieme certe parole e compiere certi gesti? Secondo la riforma liturgica del Vaticano II, la partecipazione attiva è qualificata da alcuni aggettivi determinanti perché possa essere anche fruttuosa. Essa deve essere piena, consapevole, esterna e interna, comunitaria e devota. Deve coinvolgere tutti i sensi, tutto il corpo, la mente e il cuore.

La celebrazione liturgica non è fine a sé stessa. Ogni rito liturgico è un sacramentale incontro con il Risorto che invia IN MISSIONE ad annunciare la sua presenza, anche con le parole, ma soprattutto con il nostro corpo, con i nostri gesti... Lo scopo di tutti i sacramenti è di farci diventare membra di Cristo perché, come lui, riveliamo Dio con la nostra umanità.

Molti fedeli sentono di ricevere poco o nulla da liturgie trascurate, stanche e monotone.

Facciamo fatica a trovare nuovi lettori, i canti sono sempre gli stessi, la poca animazione liturgica è guidata da decenni dalle stesse persone, abbiamo chiesto ai ragazzi di rimpolpare il gruppo chierichetti, nessuno ha risposto…. è necessario rigenerare le nostre liturgie perché possano far vedere una rinnovata volontà di comunione, attraverso una motivata partecipazione, che spinga alla missione.

Se qualcuno vuole darci una mano, e vuole offrirsi come lettore o cantore o prestare le proprie capacità per una rinnovata animazione liturgica si rivolga, dando il proprio nome, direttamente al parroco.

 

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