Pentecoste

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Omelia di don Claudio, domenica 23 maggio 2021


Nella lettera ai Corinzi, che abbiamo letto, Paolo usa un tono di rimprovero: è un po’ arrabbiato con questa comunità che dopo avere abbracciato la novità e la libertà del vangelo sta ricadendo nelle vecchie consuetudini. Anche nel testo di oggi prima di soffermarsi sulla varietà e la ricchezza dei carismi e dei ministeri, l’Apostolo ammonisce i credenti e li mette in guardia dal rischio di lasciarsi ingannare dagli “idoli muti”. 

Chi e cosa saranno mai questi idoli? E perché Paolo li qualifica come muti? 

Nell’Antico Testamento si parla spesso degli idoli: ad esempio pensiamo “vitello d’oro”, che ci viene raccontato nel libro dell’Esodo. Ma potrebbero bastarci le parole del salmo che ci ricordano come gli idoli delle genti, opera delle mani dell’uomo, abbiano bocche mute, mani incapaci di toccare, orecchie inadatte all’ascolto e via discorrendo. Quanto facilmente costruiamo, crediamo e adoriamo tanti idoli … “muti”, ma che ci dominano. 

Ma cosa significa qualificare come “muti” questi idoli? Le risposte possono essere diverse. 
  • La prima è la più ovvia la più scontata: sono muti perché non aprono bocca. 
  • Sono muti perché dicono parole vuote, parole inutili, che non lasciano nessun ricordo e nessun sapore. 
  • sono tali perché le loro parole lasciano inerti gli spiriti a cui si rivolgono, non suscitano in loro nessun desiderio di cambiamento, non sono in grado di stimolare, accompagnare, sostenere, un cammino di vita rinnovata. 

Oggi invece noi celebriamo al Festa di uno Spirito vivo. Siamo a Pentecoste. Lo Spirito santo ci viene descritto come “Paraclito”, che significa molte cose.

Lo potremmo definire “Consolatore”, capace di trovare gli accenti giusti per non farti sentire solo nel tuo dolore; 

oppure potremmo tradurre con “Suggeritore”: colui che ti pone sulla bocca la parola giusta al momento giusto. Gesù stesso raccomanda ai suoi discepoli di non preparare prima la loro difesa quando verranno accusati e portati davanti ai tribunali: sarà lo Spirito a suggerire loro quanto dovranno dire. 

Infine, lo potremmo qualificare come “Difensore”. Se proprio ti mancano le parole, se ti senti solo, se non hai più energie di fronte agli assalti e alle accuse dei tuoi nemici lo Spirito si prende cura di te, proprio come un buon avvocato difensore. 

Ma non finisce qui. La prima lettura, quasi in opposizione agli idoli muti di cui ci parla Paolo, ci racconta il miracolo delle lingue. Gli apostoli da uomini incerti, balbettanti e timorosi si trasformano in coraggiosi annunciatori della Parola. Le popolazioni provenienti da tutti gli angoli della terra li sentono parlare “ciascuno la propria lingua”; con la franchezza del loro annuncio capovolgono e cancellano il mutismo degli idoli che non hanno nulla da dire. 

Il giorno di Pentecoste, è il giorno del battesimo della Chiesa, qui prende il suo inizio, parte per annunciare a tutti la Buona Notizia. Senza di Lui non c’è missione, non c’è evangelizzazione. 

Nella sua omelia nel giorno che il nostro Arcivescovo è venuto a trovarci ci diceva: che noi siamo chiesa, siamo “Uomini con il fuoco dentro. uomini che contagiano la voglia di vivere, di amare, che aggregano persone e risorse, trasmettono qualche cosa che è come una vocazione, una chiamata ad ardere dello stesso fuoco a dedicarsi alla stessa missione. Se c’è qualche cosa che li addolora è di vedere gente spenta, che vive senza una speranza da coltivare, senza una missione da compiere. Uomini dal fuoco dentro che si consumano per accendere chi è spento.

Questa è la nostra missione se vogliamo rispondere al Signore.
Non ci resta allora che ringraziare il Signore per la festa di oggi, che allontani da noi la minaccia degli idoli muti. 
E lo facciamo pregando con le parole di un salmo che la liturgia delle ore ci fa recitare spesso: “Signore apri le mie labbra, e la mia bocca proclami la tua lode”.  

Buona Pentecoste a tutti!

Don Claudio Lunardi, prevosto

 

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