Lunedì 10 maggio per i 500 anni della collegiata
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Da tempo la comunità di San Vittore è impegnata in una vasta campagna di restauri della sua chiesa. Il primo lotto di lavori, ha riguardato l’installazione di un impianto di riscaldamento a pannelli radianti e la nuova pavimentazione marmorea interna: gli scavi hanno permesso di portare alla luce numerose tombe a camera del XVI e XVII secolo nelle navate laterali, mentre nella navata centrale e nel presbiterio sono emersi i resti di antiche strutture. Il secondo lotto di lavori, da poco concluso, ha interessato le facciate esterne, con il ripristino dei colori originali, e la sistemazione del tetto. Il terzo lotto, infine, riguarderà il restauro degli affreschi all’interno della collegiata.
Le origini della basilica di San Vittore ad Arcisate, del resto, sono molto antiche e probabilmente risalgono al V secolo, come l’attiguo battistero di San Giovanni. All’interno della chiesa è presente una testimonianza epigrafica di quel periodo, rinvenuta durante i lavori di risistemazione del presbiterio nel 1745: si tratta di una lapide che ricorda la sepoltura di un certo Paolo e di un prete di nome Costanzo.
La presenza del battistero e la documentazione scritta a partire dalla fine dell’XI secolo qualificano San Vittore come chiesa plebana, a capo di un territorio che nel XIII secolo comprendeva ben 32 chiese. La prima attestazione scritta risale al 1095. Coevo a questo documento è il campanile: l’elegante torre campanaria, il cui restauro si è concluso nel 2013, è l’unica architettura superstite del complesso di epoca romanica, i cui resti sono stati rinvenuti in parte durante i lavori di scavo.
L’attuale edificio ecclesiastico risale dunque al 1521, poi più volte ampliato. «La visita del nostro arcivescovo – scrive il prevosto don Claudio Lunardi insieme a don Valentino Venezia, che ha seguito in prima persona i lavori di restauro – non vuole soltanto celebrare il passato e le pietre qui “accatastate” da secoli, ma è soprattutto per ricordare che noi, oggi, siamo le “pietre vive” di questa chiesa».