L'Arcivescovo ad Arcisate

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Lunedì 10 maggio per i 500 anni della collegiata


Nella prepositurale di San Vittore ad Arcisate, una lapide, murata nella parete adiacente il battistero e recentemente restaurata, mostra una croce astile con la data «1521», che ricorda la costruzione dell’attuale edificio. Riveste quindi particolare significato la visita dell’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, che lunedì 10 maggio, alle 20.30, in occasione della festa patronale, presiederà la solenne Eucaristia con la presenza dei sacerdoti del decanato Valceresio: proprio questo evento, infatti, inaugurerà una serie di iniziative e di manifestazioni per celebrare il quinto centenario della chiesa di Arcisate, che si terranno per tutto il 2021.

Da tempo la comunità di San Vittore è impegnata in una vasta campagna di restauri della sua chiesa. Il primo lotto di lavori, ha riguardato l’installazione di un impianto di riscaldamento a pannelli radianti e la nuova pavimentazione marmorea interna: gli scavi hanno permesso di portare alla luce numerose tombe a camera del XVI e XVII secolo nelle navate laterali, mentre nella navata centrale e nel presbiterio sono emersi i resti di antiche strutture. Il secondo lotto di lavori, da poco concluso, ha interessato le facciate esterne, con il ripristino dei colori originali, e la sistemazione del tetto. Il terzo lotto, infine, riguarderà il restauro degli affreschi all’interno della collegiata.

Le origini della basilica di San Vittore ad Arcisate, del resto, sono molto antiche e probabilmente risalgono al V secolo, come l’attiguo battistero di San Giovanni. All’interno della chiesa è presente una testimonianza epigrafica di quel periodo, rinvenuta durante i lavori di risistemazione del presbiterio nel 1745: si tratta di una lapide che ricorda la sepoltura di un certo Paolo e di un prete di nome Costanzo.

La presenza del battistero e la documentazione scritta a partire dalla fine dell’XI secolo qualificano San Vittore come chiesa plebana, a capo di un territorio che nel XIII secolo comprendeva ben 32 chiese. La prima attestazione scritta risale al 1095. Coevo a questo documento è il campanile: l’elegante torre campanaria, il cui restauro si è concluso nel 2013, è l’unica architettura superstite del complesso di epoca romanica, i cui resti sono stati rinvenuti in parte durante i lavori di scavo.

L’attuale edificio ecclesiastico risale dunque al 1521, poi più volte ampliato. «La visita del nostro arcivescovo – scrive il prevosto don Claudio Lunardi insieme a don Valentino Venezia, che ha seguito in prima persona i lavori di restauro – non vuole soltanto celebrare il passato e le pietre qui “accatastate” da secoli, ma è soprattutto per ricordare che noi, oggi, siamo le “pietre vive” di questa chiesa».
 

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