La Chiesa vive per la missione

PAROLA DEL PARROCO

Dall’Eucaristia nasce l’annuncio: ogni cristiano è inviato a testimoniare Gesù con la propria vita.


Oggi la Chiesa Ambrosiana celebra la Giornata Missionaria e ci vuole ricordare un aspetto fondamentale: la Chiesa vive per la missione. È la missione, infatti, il cuore stesso del suo essere, la ragione per cui esiste.

Anche la Parola che abbiamo ascoltato ci aiuta a capire questo. Negli Atti degli Apostoli abbiamo ascoltato che Paolo e Barnaba vengono inviati in missione dopo aver partecipato alla celebrazione eucaristica, si legge “Stavano celebrando il culto del Signore”. È un dettaglio prezioso, che non va trascurato: la missione nasce proprio dall’Eucaristia, da quell’incontro con il Signore che ci rinnova e ci invia. Tutto comincia lì, come nel giorno di Pentecoste, quando i discepoli, riuniti nel Cenacolo e uniti nella preghiera, ricevono lo Spirito Santo e trovano il coraggio di uscire per annunciare il Vangelo.

Anche per noi è così. Quando, alla fine della Messa, il sacerdote dice le parole di congedo — “Andate in pace” — non si tratta solo di un saluto, ma di un mandato: ciò che abbiamo ricevuto e vissuto nell’Eucaristia deve ora trasparire nella nostra vita quotidiana, deve brillare nel mondo.

Il nostro Arcivescovo Mario, in una sua proposta pastorale, scriveva che le persone, vedendoci dopo la Messa, dovrebbero chiedersi: “Ma chi sono questi, così in pace, così uniti tra loro?” E la risposta dovrebbe essere: “Sono i cristiani.

E allora chiediamoci: che cos’è davvero la missione?

La missione significa annunciare il Vangelo di Gesù, farlo conoscere e incontrare.

La missione, quindi, non è semplicemente impegno per la pace, la giustizia o la salvaguardia del creato. Tutto questo è importante, ma non basta. La missione è annunciare Gesù, affinché ogni uomo e ogni donna, rinnovati da Lui, imparino a vivere non più per sé stessi, ma per il Signore e per gli altri.

In questo modo nasce un popolo nuovo, la Chiesa, dove Cristo vive e continua a illuminare il mondo, mentre tutti attendiamo con speranza la vita eterna.

Scriveva Papa Francesco nel msg che aveva scritto lo scorso gennaio per questa giornata missionaria: “Il Vangelo, vissuta nella comunità, può restituirci un’umanità sana, redenta”.

Ecco perché, nel Vangelo di Matteo, Gesù dice: “Andate e battezzate tutti i popoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.”

Ogni volta che annunciamo il Vangelo, invitiamo anche a entrare nella Chiesa, perché non si può parlare di Gesù senza invitare a vivere in comunione con i suoi discepoli.

È bello notare che, in molti Paesi del nord Europa e in Francia, (in questo anno 12.500 giovani) tanti adulti, soprattutto giovani, chiedono oggi il Battesimo. Anche in Africa il cristianesimo vive una nuova primavera, con moltissime conversioni, nonostante le difficoltà.

Quando ero in Camerun, ricordo una notte in cui la pioggia ha distrutto il tetto della cappella. Pensavo che la domenica successiva non sarebbe venuto nessuno. Invece, la comunità è arrivata ancora più numerosa, portando rami di palma per riparare il tetto e tamburi per cantare. Mi hanno detto: ‘Padre, se la casa di Dio cade, la rialziamo insieme.’

È stato in quel momento che ho capito che la missione non è portare qualcosa, ma lasciarsi evangelizzare da un popolo che crede davvero nella forza della comunione e della speranza.”

Queste parole ci ricordano che la missione è innanzitutto incontro, è lasciarsi toccare dallo Spirito che opera nei cuori.

Il Giubileo, che ora entra nella sua fase conclusiva, ci ha ricordato che il cristianesimo è religione di speranza. E nel mondo ci sono tanti segni di futuro e di rinascita che lo testimoniano.

Con la nostra vita e con le nostre parole, proponiamo a tutti Gesù, l’unico vero motivo di cambiamento, la fonte della nostra salvezza e della nostra gioia.
 

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